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Rassegna Stampa - L'Argomento di Oggi - dal 2010-06-03 ad oggi 2010-07-20 Sintesi (Più sotto trovate gli articoli)

3 GIUGNO 2010 Commissione Grandi rischi indagata per mancato avviso prima del terremoto a L'Aquila

Questo articolo è stato pubblicato il 03 giugno 2010 alle ore 16:27.

Omicidio colposo. Questa l'accusa formulata dalla procura dell'Aquila ai membri della Commissione Grandi rischi che il 31 marzo scorso, 6 giorni prima del terremoto che sconvolse L'Aquila, parteciparono alla riunione che si tenne nel capoluogo abruzzese.

Tra gli indagati, sette persone in tutto, ci sono i vertici della Commissione grandi rischi e il vice capo del Dipartimento della Protezione civile, nell'ambito dell'inchiesta sulla mancata evacuazione della città prima del terremoto del 6 aprile 2009.

Vai al resoconto del GRAVISSIMO TERREMOTO NELL'AQUILANO cliccando qui sopra

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Internet, l'informatore, ll Giornalista, la stampa, la TV, la Radio, devono innanzi tutto informare correttamente sul Pensiero dell'Intervistato, Avvenimento, Fatto, pena la decadenza dal Diritto e Libertà di Testimoniare.. Poi si deve esprimere separatamente e distintamente il proprio personale giudizio..

 

Il Mio Pensiero (Vedi il "Libro dei Miei Pensieri"html PDF ):

…..

Rassegna Stampa - L'Argomento di Oggi - dal 2010-06-03 ad oggi 2010-07-20

AVVENIRE

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2010-07-08

 

 

 

 

 

2010-06-03

3 giugno 2010

L'NCHIESTA

"L'Aquila, ci fu mancato allarme"

Indagata la "Grandi Rischi"

Omicidio colposo: è l'accusa rivolta dalla procura dell'Aquila ai membri della Commissione Grandi rischi che il 31 marzo scorso, 6 giorni prima del terremoto che sconvolse L'Aquila, parteciparono alla riunione che si tenne nel capoluogo abruzzese. Tra gli indagati, nove persone in tutto, ci sarebbero alcuni funzionari ai vertici del Dipartimento della Protezione Civile e dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia.

"I responsabili sono persone molto qualificate che avrebbero dovuto dare risposte diverse ai cittadini. Non si tratta di un mancato allarme, l'allarme era già venuto dalle scosse di terremoto. Si tratta del mancato avviso che bisognava andarsene dalle case". Lo ha detto al Tg Abruzzo il Procuratore della repubblica dell'Aquila, Alfredo Rossini, commentando la notifica della conclusione delle indagini sulle risultanze della riunione del 31 marzo 2009.

"Abbiamo indagato sulla Commissione Grandi Rischi perchè - ha detto il procuratore della Repubblica dell'Aquila- ci sono state denunce di persone che hanno subito questa situazione. Ci sono stati decessi e altro e non potevamo non seguire questo filone".

Quanto ai prossimi sviluppi, Rossini ha chiarito che "abbiamo fatto tutte le indagini e depositato gli atti. La fase successiva - ha concluso - sarà portare gli atti davanti ai giudici. Quanti e chi sono gli indagati si saprà dagli atti, le ipotesi di reato sono omicidio colposo e altri collegati".

 

 

 

 

 

 

CORRIERE della SERA

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2010-07-08

Protesta dei terremotati de L'Aquila:

scontri , botte e due feriti lievi

Assediato Palazzo Grazioli: "A voi le pensioni d'oro e a noi le macerie". Spintoni anche al sindaco Cialente: "Avviare la ricostruzione". Governo: tasse in 10 anni

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NOTIZIE CORRELATE

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VIDEO dei tafferugli nel corteo

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AUDIO Bersani: serve una tassa di solidarietà

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AUDIO il sindaco di Capestrano: "Ignorati"

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AUDIO il ferito a muso duro contro Bersani

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Il consiglio municipale in piazza Navona (24 giugno)

Il manifestante ferito (Ansa)

Il manifestante ferito (Ansa)

ROMA - "L'Aquila non può crollare: è una città che sa volare". Sulla maglietta di un ragazzo è scritta tutta la rabbia degli abruzzesi che in cinquemila si sono radunati a Roma mercoledì mattina. Da piazza Venezia, volevano arrivare in corteo (non autorizzato) sotto al Parlamento, ma polizia e carabinieri hanno sbarrato loro ogni accesso da via del Corso e via del Plebiscito dove risiede il premier Silvio Berlusconi. Momenti di tensione: lancio di bottigliette e qualche spintone. Due ragazzi sono stati feriti in maniera lieve. Spintoni anche per il sindaco de L'Aquila, Massimo Cialente, e il deputato del Pd Giovanni Lolli. Dopo ore concitate i manifestanti sono arrivati a Piazza Navona. Una bandiera nero-verde, con i colori dell'Aquila, è stata issata sul balcone del Senato rivolto verso piazza Navona. Dopo qualche minuto i commessi hanno provveduto a rimuoverla. E alle 17 del pomeriggio la manifestazione si è conclusa: gli organizzatori hanno invitato i manifestanti a raggiungere i pullman. Ma un centinaia di manifestanti ha proseguito su Lungotevere degli Altoviti, all'altezza di Ponte Umberto. Il corteo si è fermato tra Ponte Umberto e Castel Sant'Angelo. Il traffico è andato in tilt. "Ora che la manifestazione si è sciolta abbiamo deciso di bloccare il traffico perché la polizia ci ha caricato", ha urlato al megafono un manifestante. Momenti di tensione davanti alla sede del Dipartimento della Protezione Civile a Roma dove centinaia di manifestanti dell'Aquila hanno urlato frasi contro Bertolaso e slogan come "Io alle 3 e 32 non ridevo", "Sciacalli" e "Assassini". Nel tardo pomeriggio la protesta si conclude tra le lacrime, davanti alla sede della Protezione Civile, con un lungo applauso alle vittime del terremoto dell'Aquila. Ai megafoni i manifestanti hanno ricordato, tra le lacrime, la tragedia vissuta durante il terremoto e la loro protesta contro "una ricostruzione mai avvenuta".

ASSEDIATO PALAZZO GRAZIOLI - I manifestanti si erano ritrovati di mattina in piazza Venezia. Dopo una trattativa (la piazza davanti al Parlamento era già occupata da un'altra manifestazione autorizzata), le forze dell'ordine hanno lasciato passare i manifestanti su via del Corso. (VIDEO) Ma il corteo non è potuto entrare in piazza del Parlamento e così, dopo aver bloccato a lungo la strada, la folla è tornata indietro verso piazza Venezia. I manifestanti sono riusciti anche a forzare il blocco di via del Plebiscito, assediando Palazzo Grazioli: "Vergogna, a voi le pensioni d'oro e a noi le macerie" ha urlato la folla in mezzo alla strada. Il premier, proprio in quel momento riunito nella sua residenza con i vertici del Pdl per fare il punto sul Ddl intercettazioni, ha preferito blindarsi dentro al palazzo: i due portoni, solitamente aperti, sono stati chiusi. Da via del Plebiscito, il corteo si è diretto verso il Senato, fermandosi in piazza Navona.

Manganellate sulla folla (Infophoto)

Manganellate sulla folla (Infophoto)

BLOCCO IN PIAZZA COLONNA - Gli scontri più gravi sono avvenuti in piazza Colonna. A farne le spese due ragazzi presi a manganellate. Uno, ferito alla testa e con il volto coperto di sangue è stato medicato in un bar. Secondo il programma originario, i manifestanti dovevano raggiungere la sede della Camera e nel pomeriggio quella del Senato per chiedere la sospensione delle tasse che da dicembre i cittadini dovrebbero ricominciare a pagare al cento per cento (alcuni hanno già iniziato a versarle dal primo luglio). Chiedono anche il congelamento dei mutui, oltre a una serie di misure di sostegno all'occupazione e all'economia inquadrate in una legge che preveda procedure efficaci per la ricostruzione e finanziamenti certi. "Non si tratta di privilegi, ma equità e diritti - spiega Lina Calandra, giovane ricercatrice universitaria in corteo -. Noi siamo qui per difendere la nostra sopravvivenza. Secondo uno studio del Cresa (Centro regionale di studi e ricerche economico s, ndr), se dovessimo tornare a pagare le tasse oggi, con uno stipendio lordo di 2 mila euro arriveremo ad avere 600 euro in tasca". In testa ai manifestanti il sindaco de L'Aquila, Massimo Cialente che è stato ricevuto dal Presidente del Senato, Renato Schifani.

Scontri e botte nel corteo dei terremotati

Scontri e botte nel corteo dei terremotati Scontri e botte nel corteo dei terremotati Scontri e botte nel corteo dei terremotati Scontri e botte nel corteo dei terremotati Scontri e botte nel corteo dei terremotati Scontri e botte nel corteo dei terremotati Scontri e botte nel corteo dei terremotati

"TERREMOTATI E BASTONATI" - Sono arrivati a piazza Venezia con circa 45 pullman provenienti dal "cratere" dell'Aquila, la zona più colpita dal terremoto del 6 aprile 2009. Non solo da L'Aquila, ma anche dai paesi limitrofi come San Demetrio, Fossa, Torre dei Passeri (in provincia di Pescara) e Sulmona. Con gli striscioni preparati volevano spiegare che L’Aquila "è un malato grave" e che "non si vive di solo C.A.S.E". Slogan che volevano urlare davanti al Parlamento, "ma c'è stato un blocco inaspettato delle forze dell'ordine" ha detto il sindaco Cialente che ha cercato di riportare la calma nel corteo diverse volte. "Quando io sono andato al Senato eravamo d'accordo che si sarebbe aperto un varco. E' una cosa allucinante che ci siano due feriti. Qui sono arrivati ragazzi, imprenditori, cittadini, gente comune per chiedere un aiuto. E' vergognoso che la gente è ancora fuori casa: non è bastato il terremoto, ora anche le botte". E infine: "non mi aspettavo gli scontri, noi siamo gente tranquilla anche se disperata".

Il sindaco Cialente (Fonte Ansa)

Il sindaco Cialente (Fonte Ansa)

LO SFOGO DEL SINDACO - "Dal primo luglio abbiamo ripreso a pagare le tasse. Ma lo spettro più grande è un altro: dal primo gennaio ripagheremo 14 mensilità di tasse con il recupero di quelle non pagate, il che vuol dire che per ogni 1000 euro ci sono 200 euro di tasse aggiuntive. Le casse sono vuote, e dico della cassa per pagare l'emergenza come vice commissario. Per i 32 mila sfollati che ancora alloggiano negli alberghi, c'è una spesa fra i 15 e i 20 milioni al mese, che naturalmente non posso pagare. Questi sono i problemi che ho rappresentato al presidente del Senato Renato Schifani. Senza trascurare che la manovra finanziaria all'esame della Commissione Bilancio ha trascurato del tutto l'emergenza Abruzzo". Questo lo sfogo del sindaco de L'Aquila Massimo Cialente, al termine dell'incontro avuto con il presidente del Senato. "Lì - racconta il sindaco - è stata costruita una città temporanea: case temporanee, chiese temporanee, uffici e negozi temporanei. Dobbiamo pagare 350 milioni per l'emergenza ed è tutta da avviare la ricostruzione".

TRIBUTI IN 10 ANNI - E in serata arriva l'annuncio che il recupero dei tributi e contributi non versati avverrà in 10 anni e non i 5. E' il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Gianni Letta, d'intesa con il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, a dare notizia dell'emendamento, inserito nella legge finanziaria, con cui si prolunga il periodo di restituzione dei contributi non versati per il Comune dell'Aquila e per quelli del cratere, che dovranno comunque iniziare a pagare gli arretrati dal 1 gennaio 2011 in 120 rate mensili . Il governo - riferisce una nota di palazzo Chigi- presenterà in aula al Senato un nuovo emendamento al decreto legge sulla manovra, per ripartire il pagamento su 10 anni anzichè su 5, come attualmente dispone la norma approvata in commissione. Tiepido il commento del sindaco Cialente: "L'emendamento che fissa in 120 rate, anzichè 60, la restituzione dei tributi e contributi arretrati, e dunque in un periodo di 10 anni anzichè 5, rappresenta un passo avanti da parte del Governo, ma purtroppo non è ancora sufficiente. Resta sempre il fatto - spiega Cialente - che ciò che non è stato versato andrà restituito al 100%. Per essere chiari, fino a stamattina un lavoratore aquilano con uno stipendio netto di mille euro avrebbe avuto una decurtazione in busta paga di 266 euro, restando con uno stipendio di appena 740 euro, da terremotato e magari con un coniuge in cassa integrazione. Con l'emendamento inserito questa sera in finanziaria da parte del Governo, quello stesso lavoratore avrà una ritenuta in busta paga di 134 euro e uno stipendio di 876 euro. In ogni caso, come si vede, si tratta di decurtazioni insostenibili per le famiglie aquilane".

Redazione online

07 luglio 2010(ultima modifica: 08 luglio 2010)

 

 

 

2010-06-03

già NOTIFICATI sette AVVISI DI GARANZIA

Mancato allarme a L'Aquila:

indagata la "Grandi Rischi"

La Commissione si riunì sei giorni prima del terremoto che sconvolse l'Abruzzo: l'accusa è di omicidio colposo

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NOTIZIE CORRELATE

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Il terremoto in Abruzzo del 6 aprile 2009

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Mancato allarme a L'Aquila:

indagata la "Grandi Rischi"

La Commissione si riunì sei giorni prima del terremoto che sconvolse l'Abruzzo: l'accusa è di omicidio colposo

Una delle foto simbolo del terremoto in Abruzzo

Una delle foto simbolo del terremoto in Abruzzo

L'AQUILA - Omicidio colposo: è l'accusa rivolta dalla procura dell'Aquila ai membri della Commissione Grandi Rischi che il 31 marzo scorso, 6 giorni prima del terremoto che sconvolse L'Aquila, parteciparono alla riunione che si tenne nel capoluogo abruzzese. Tra gli indagati, sette persone in tutto, ci sarebbero alcuni funzionari ai vertici del Dipartimento della Protezione Civile e dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia. Gli ufficiali di polizia giudiziaria stanno notificando in queste ore gli avvisi di garanzia. "Io in quella sera del 31 marzo ero il vaso di coccio che faceva domande, ma ricordo molto bene le parole di Enzo Boschi dell'Ingv: "ma che volete, all'Aquila prima o poi un terremoto arriva.."" ha raccontato il sindaco dell'Aquila Massimo Cialente.

CONCLUSIONE INDAGINI - Le indagini della Procura ora sono finalizzate a chiarire se gli esperti ed i rappresentanti della Protezione Civile abbiano fornito alla popolazione elementi troppo rassicuranti in rapporto allo sciame. Tra gli indagati alcuni vertici della Protezione Civile, dell'Ingv, sismologi di fama mondiale e tecnici del settore. Il filone è stato aperto dopo la denuncia presentata da una trentina di cittadini secondo i quali la riunione della commissione Grandi Rischi fatta all'Aquila a cinque giorni dal tragico sisma aveva diffuso ottimismo e false rassicurazioni anche attraverso i messaggi di tecnici e amministratori. Il fascicolo in mano ai magistrati aquilani, titolari dell'inchiesta, è molto voluminoso e raccoglie non solo studi di settore in materia di prevenzione dei terremoti, ma anche le interviste rilasciate da politici e appartenenti alla Protezione civile subito dopo la chiusura della riunione. "Si tratta di un filone molto importante - ha commentato il procuratore capo Alfredo Rossini - che è stato portato a conclusione in maniera che gli indagati possano portare avanti le loro difese con serenità e con tutto il tempo necessario. Speriamo di arrivare ad un risultato conforme a quello che la gente si aspetta. Questo è un lavoro serio". Al Tg3, Rossini ha poi aggiunto: "I responsabili sono persone molto qualificate che avrebbero dovuto dare risposte diverse ai cittadini. Non si tratta di un mancato allarme, l'allarme era già venuto dalle scosse di terremoto. Si tratta del mancato avviso che bisognava andarsene dalle case".

REAZIONI - "Ne avrei fatto volentieri a meno, pazienza, ma fa parte del gioco - commenta invece il direttore dell’Istituto nazionale geofisica e vulcanologia Enzo Boschi, uno dei membri della Commissione Grandi Rischi. - Ora vedremo di cosa si tratta, ne parlerò con il mio avvocato".

Redazione online

03 giugno 2010

 

 

 

 

REPUBBLICA

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2010-07-20

Sisma, l'ammissione di Chiodi

"Finiti i fondi per l'emergenza"

Il governatore della regione Abruzzo conferma le difficoltà denunciate dal Centro e chiede un vertice con il ministro dell'Economia per affrontare il problema dei "fondi per i debiti contratti nella fase di emergenza". Cialente: "Da un mese e mezzo segnalo il problema"

Sisma, lammissione di Chiodi Finiti i fondi per lemergenza

L'AQUILA. "Non ci sono fondi per coprire i debiti contratti durante il periodo dell'emergenza terremoto". Il presidente della regione Abruzzo, Gianni Chiodi, ammette che non può far fronte alle somme dovute agli albergatori dell'Aquila e della costa che hanno ospitato e ospitano tuttora gli sfollati del terremoto 2009 e che non ha le disponibilità finanziarie per coprire i debiti contratti dalla Protezione civile nella fase di emergenza. "Da un mese e mezzo segnalo il problema", ha commentato il sindaco dell'Aquila, Massimo Cialente.

Chiodi scrive a Tremonti. "Con una lettera molto chiara ho chiesto per venerdì al ministro Tremonti un incontro sui fondi per i debiti contratti nella fase di emergenza", ha spiegato Chiodi. Il presidente della Regione conferma che, invece, i fondi per la ricostruzione ci sono e devono essere spesi in fretta. Ma sottolinea come "alcuni obblighi sono stati assunti, ma non ancora assolti", Il commissario ha poi elencato i conti da saldare, aperti dalla Protezione civile nella fase della prima emergenza ed ereditati dalla sua struttura.

Debiti con albergatori e aziende. Il confronto col ministro dell'Economia ha l'obiettivo di far fornte alle richieste da parte di albergatori e aziende. Alcuni degli albergatori, come denunciato dal Centro, vantano 7 mesi di arretrati e hanno minacciato di cacciare gli sfollati. Le aziende, invece, attendono i pagamenti di lavori, tra cui puntellamenti, effettuati da mesi. Alcuni piccoli imprenditori hanno denunciato mancati pagamenti per lavori, risalenti al giugno 2009, relativi al G8 dell'Aquila, commissionati dalla Protezione civile nazionale. E Chiodi ha ammesso che i fondi non ci sono.

Coinvolta anche la Protezione civile. Chiodi, che è anche commissario per l'emergenza, ha annunciato la richiesta di un incontro con Tremonti durante una riunione sulla perimetrazione dei centri storici. Il governatore ha precisato di aver richiesto la partecipazione al vertice anche "del dipartimento della Protezione civile e della Ragioneria generale dello Stato".

 

Cialente: "Problema già segnalato da un mese". L'assenza di fondi è confermata anche dal sindaco dell'Aquila, Massimo Cialente. "Non ci sono soldi per coprire le spese dell'emergenza e garantire l'assistenza agli sfollati", spiega commentando la denuncia del Centro. "Da un mese e mezzo segnalo il problema", ha aggiunto, "La scorsa settimana ho pregato in ginocchio un albergatore aquilano di non sfrattare gli sfollati, del resto se i pagamenti non arrivano, queste imprese rischiano il lastrico. Il problema riguarda anche l'autonoma sistemazione. Oggi alcuni cittadini sono venuti in Comune a protestare perché siamo fermi a marzo, ma allo stato attuale la nostra ammministrazione ha già anticipato allo Stato 15 milioni di euro".

 

 

2010-07-08

Berlusconi sulla manifestazione degli aquilani

"Strumentalizzazioni, tocca agli enti locali"

"Abbiamo risposto bene all'emergenza. La ricostruzione spetta agli enti locali, al Comune e alla Regione". E torna a parlare di 'miracolo': "In meno di 10 mesi abbiamo dato una casa a chi l'aveva persa"

Berlusconi sulla manifestazione degli aquilani "Strumentalizzazioni, tocca agli enti locali"

ROMA - Molta strumentalizzazione. È questo il giudizio che il premier Silvio Berlusconi dà in merito agli incidenti, durante i quali due ragazzi sono rimasti feriti, avvenuti ieri nel corso della manifestazione degli aquilani 1 a Roma.

"Non ho ancora visto il resoconto delle forze dell'ordine - ha detto il cavaliere ai microfoni di Studio Aperto -, ma mi pare che ci sia stata molta strumentalizzazione. Noi abbiamo fatto come governo un intervento immediato ed efficace dopo il terremoto. La ricostruzione spetta agli enti locali, al Comune e alla Regione. Il governo doveva dare i finanziamenti, cosa che è stata fatta finora". Secondo Berlusconi, tutto quello che era nei compiti del governo è stato fatto: "Il governo - ha detto - ha fatto il miracolo per come è intervenuto subito dopo il terremoto, come nessun altro paese è riuscito a fare dopo una catastrofe naturale. In meno di 10 mesi abbiamo dato una casa a chi l'aveva persa".

(08 luglio 2010)

 

 

 

 

 

 

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TERREMOTO

Aquilani in corteo a Roma, scontri e due feriti

I manifestanti assediano il Senato

Arrivano in cinquemila, tafferugli con le forze dell'ordine. Protesta davanti a palazzo Grazioli. Cialente: "Non meritavamo di essere trattati così". Per Bersani fischi e applausi: "Dico sì ad una tassa di scopo per l'Aquila". Il governo cede e dilaziona il recupero delle tasse

di PIERA MATTEUCCI

Aquilani in corteo a Roma, scontri e due feriti I manifestanti assediano il Senato

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link

Tensione e tafferugli

* Gli aquilani a Roma: scontri con la polizia

video

Il racconto di un ferito

* Manganellate sui terremotati

video

Il momento dello scontro

ROMA - Non si sono fatti fermare dal grande caldo e dalla paura di un'intera giornata sotto il sole ma, svegli dall'alba, migliaia di aquilani si sono messi in marcia verso Roma per dare vita a una grande manifestazione e lanciare un Sos al governo. Nessuna bandiera di partito, solo quella nero-verde della città, colori scelti dagli aquilani dopo il terremoto che già nel 1703 distrusse il capoluogo abruzzese. Il nero del lutto, il verde della speranza. Aderiscono alla manifestazione 53 dei 59 comuni del cratere, la Provincia dell'Aquila, i sindacati, compreso quello di polizia, tutte le organizzazioni di categoria, ma anche cittadini di Avellino e Palermo, arrivati per dimostrare solidarietà. Sospensione di tasse e tributi, occupazione, sostegno all'economia: queste le richieste degli aquilani, che dal prossimo dicembre dovrebbero tornare a pagare le tasse e gli arretrati al 100%. Richieste che, dopo una giornata di proteste e incidenti con la polizia (con due ragazzi feriti) l'esecutivo ha deciso di accettare. Gianni Letta ha annunciato che in un emendamento alla manovra il recupero dei tributi e dei contributi non versati a causa del sisma sarà effettuato in 120 rate mensili a decorrere dal gennaio 2011. "A tal fine - è scritto in una nota - il governo presenterà in aula al Senato un apposito emendamento al decreto legge sulla manovra, per ripartire il pagamento su 10 anni anzichè su 5, come attualmente dispone la norma approvata in Commissione".

Il primo blocco in via del Corso. Alle 10:45 più di 40 pullman e tanti mezzi privati arrivano nella Capitale e già si capisce che non sarà una manifestazione facile. Il primo blocco è all'inizio di via del Corso. Polizia e carabinieri, schierati in assetto antisommossa, bloccano l'accesso dei manifestanti che, a gran voce, chiedono solo di poter arrivare a piazza Colonna. Qualche spintone e qualche coro contro il governo: un centinaio di persone prova a forzare il cordone, ma niente da fare. Vola qualche schiaffo e a farne le spese è anche Giovanni Lolli, deputato aquilano del Pd: "Le ho prese anche io - racconta a chi gli chiede cosa sia accaduto -. Ero lì davanti, di schiena, e a un certo punto sono arrivati colpi. Non ce l'ho con i poliziotti, che sono solo ragazzi mal pagati. Ma con chi li comanda...".

LA CRONACA SU "IL CENTRO 1"

Tensione e tafferugli. Ma il momento più teso arriva circa mezz'ora più tardi quando, tolto il primo blocco, il corteo viene costretto a fermarsi a cento metri da piazza colonna da un cordone ancora più robusto di polizia, carabinieri e guardia di finanza. "Vogliamo solo chiedere aiuto: siamo senza casa e senza lavoro, perché non ci lasciate il diritto di manifestare?", gridano in molti. Ma i manganelli spuntano quasi inaspettati. A qualche spinta un po' più corposa, gli agenti rispondono con gli sfollagente e ne fanno le spese due ragazzi. "Mi sono trovato davanti, inerme. Non ho detto e non ho fatto nulla, ma mi sono trovato schiacciato tra i pochi che spingevano e quelli che menavano - racconta Marco, che ha la testa fasciata e il volto dolorante e incredulo di chi non riesce a capire il perché di una reazione così forte -. Quello che mi dispiace è che da una manifestazione pacifica venga fuori questa immagine. Non siamo venuti a fare casino, ma solo a rivendicare i nostri diritti e a chiedere sostegno per la nostra città".

Spintonato anche il sindaco Cialente. "Non meritiamo di essere trattati così, abbiamo sempre fatto manifestazioni pacifiche e il blocco da parte delle forze dell'ordine non me lo aspettavo. Non ci è bastato il terremoto abbiamo preso anche le botte". Massimo Cialente, sindaco dell'Aquila, anche lui in testa al corteo e, come Lolli, vittima di qualche 'pestonè commenta amareggiato i tafferugli. "Sono stato calpestato nei tafferugli a piazza Venezia mentre cercavo di calmare gli animi", ha rassicurato Cialente, dopo che si era sparsa la voce che fosse stato colpito da una manganellata.

Neanche il blocco all'incrocio tra via del Corso e via di Pietra viene superato e i manifestanti, solo dopo aver deviato per i vicoli ed essersi ricompattati in piazza Capranica, riescono a raggiungere piazza Colonna. "Siamo stanchi di un anno di promesse che non vengono mai mantenute - urla un rappresentante del comitato 3.32 -. È la prima volta che dopo un terremoto non viene stanziato un fondo per la ricostruzione. Siamo senza casa, senza lavoro... senza speranza. Siamo forti... ma a questo punto per niente gentili".

Bersani: "L'Aquila priorità numero uno". In piazza Colonna arrivano Bersani, accolto da fischi e applausi, e Marco Pannella, entrambi invitati dai cittadini, stanchi per la lunga mattinata, ma per niente rassegnati, a parlare con i terremotati. "Ci siamo informati di quello che è avvenuto in queste ore - ha detto il segretario del Pd riferendosi agli scontri -. Si tratta di episodi intollerabili. Il Governo non può far trovare la polizia davanti a una manifestazione". E poi, in merito alle tasse ha aggiunto: "Stiamo facendo battaglie sulle tasse e chiediamo che, come per gli altri terremoti ci sia una legge che colleghi emergenza e ricostruzione". Incalzato dai manifestanti sulla necessità di introdurre una tassa di scopo Bersani ha aggiunto: "C'è bisogno di risorse finanziarie certe che provengano dal bilancio pubblico e da interventi straordinari, anche di solidarietà, quindi anche da una tassa di scopo. Per noi la priorità numero uno - ha concluso - è l'Aquila. Sono state fatte delle promesse e devono essere mantenute".

In marcia verso il Senato, ma nuovo blocco davanti a Palazzo Grazioli. Il mare di bandiere nero verde riprende a muoversi. Destinazione: palazzo Madama. Ma appena imboccata via del Plebiscito un nuovo blocco ostacola i manifestanti. Davanti a Palazzo Grazioli, il cui portone viene prontamente chiuso, gli aquilani non possono passare. "Vogliamo arrivare a Piazza Navona prima che termini al Senato la discussione sulla manovra economica - urla al megafono Sara Vegni del comitato 3.32 -. Siamo persone civili e ragionevoli, non ci interessa fermarci davanti a palazzo Grazioli. Il corteo fino a Piazza Navona è autorizzato dalla Questura di Roma. Invece non ci fanno passare".

Nuovo dietrofront. È stata necessaria una lunga trattativa perché gli aquilani si convincessero a cambiare per l'ennesima volta itinerario. Poi, tutti stretti in un cordone che ha bloccato la strada, con Cialente e i sindaci dei comuni del cratere in testa, si sono diretti, attraverso via delle Botteghe Oscure, a piazza Navona, dove hanno dato vita a un sit-in. Per pochi minuti su Palazzo Madama sventola la bandiera dell'Aquila. Ad esporla i senatori Idv, Stefano Pedica e Giuliana Carlino che, accedendo dalla sala Maccari, hanno raggiunto il balcone che si affaccia sopra l'ingresso principale di corso Rinascimento. Subito dopo i commessi hanno rimosso la bandiera.

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(07 luglio 2010)

 

 

 

 

La responsabilità delle promesse

di FRANCESCO MERLO

MA PERCHE' sono stati mobilitati i reparti antisommossa per fermare un corteo di terremotati pacifici, senza black bloc e senza giovani rivoluzionari armati di estintori? Le immagini in diretta della benemerita Sky, che non è certo una riedizione di Telekabul ma soltanto si limita a non applicare il "codice Minzolini", hanno fatto vedere in maniera inequivocabile che la marcia degli Aquilani a Roma era al tempo stesso popolare e ragionevole. Di sicuro, tra molte donne e tanti anziani non c'erano i professionisti del passamontagna, niente sbarre e bastoni, niente bandiere rosse e neppure ghigni e grugni di facinorosi.

In generale si sa che i terremotati sono spesso arrabbiati ma raramente pericolosi, e in particolare gli abruzzesi dell'Aquila sono di natura ben più quieti dei sovversivi siciliani del Belice, non sono agitati dalle turbolenze plebee degli irpini e non hanno neppure le durezze calviniste dei friulani. Insomma, da che mondo è mondo, tutti i terremotati cercano aiuti e organizzano marce, chiedono procedure speciali e facilitazioni fiscali come quelle che ieri sera sono state inserite e approvate, con un lodevole emendamento, nella finanziaria.

I terremotati dell'Aquila esigono, con molte buone ragioni, i mutui agevolati, pungolano la cultura scientifica, premono sulle banche, sperano nei governi e pretendono la solidarietà che, per la verità, gli italiani sono sempre disposti a dare, anche in forma di tasse e pur diffidando da sempre, e giustamente, della buona amministrazione: "Si incolpa solo il Fato/ l'Evento se è ferale / l'uomo è peggior del male / l'aiuto ei si rubò" scriveva il principe di Biscari dopo la distruzione di Messina in un lunghissimo e bellissimo poemetto che prefigura la Protezione civile del pio Bertolaso.

Ma il terremotato è soprattutto facile preda dei demagoghi e degli sciacalli: "Smarriti e timorosi / ninfe, pastori e armenti / vittime dei verbosi / manipolator di menti". Insomma alla fine tutto si può fare dinanzi ad una piccola folla di terremotati infelici che ti vengono a cercare fin sotto casa, e si può persino usare ancora la demagogia, ma non è lecito affrontarli con la pesantezza dei manganelli della polizia: "Trema il suolo, il mar ci inonda / sordo è il re ai mesti accenti / fra gli affanni ed i lamenti / chi soccorso a noi darà?". Dunque il presidente del Consiglio, che era impegnato a Palazzo Grazioli in una delle tante assemblee contro i traditori e gli ingrati, non solo non è sceso fra questi disgraziati manifestanti aquilani a spiegare tutte le meraviglie che erano state propalate dal Tg1 solo due mesi fa sotto il titolo "il miracolo della ricostruzione" nell'anniversario del sisma dell'aprile 2009, ma, come un caudillo sudamericano, si è nascosto dietro un diluvio di poliziotti che di nuovo hanno usato la violenza, e di nuovo sui più innocenti, sulle vittime per definizione come sono appunto le vittime delle sciagure naturali, che in Italia si affiancano alle violenze sociali, alle mafie, alla corruzione, al malgoverno.

Ma perché ha paura della folla aquilana il premier che all'Aquila ha fatto i suoi più riusciti bagni di folla? Ai tempi delle promesse, quando disse che l'Aquila sarebbe tornata "più bella e più florida di prima" Berlusconi arrivava all'improvviso per sopralluoghi nei paesaggi delle macerie informi, per comizi a gente rabbrividente e tutta stonata, maneggiava con sagacia e, bisogna riconoscere anche con efficacia immediata, il primo danaro del pronto soccorso, ordinava di seppellire i morti e accoglieva, un po' spronandole e un po' intestandosele, le carovane della solidarietà di un'Italia che come sempre si univa nella disgrazia, perché nelle peggiori tragedie ci capita di dare il meglio di noi: sottoscrizioni, copiosissime donazioni di sangue, offerte di ospitalità... Davvero ci sentimmo ed eravamo tutti abruzzesi.

Per quelle dignitose lacrime di poco più di un anno fa, ci sono adesso familiari i volti degli abruzzesi in corteo a Roma. Sono i volti dei nostri fratelli perché l'Aquila è più che mai una questione nazionale che Berlusconi ha il dovere di affrontare anche in Parlamento, e magari tornando nei suoi tg a spiegare che cosa si deve fare di quel centro storico che rischia di morire, come i giornalisti di ogni tendenza, italiani e stranieri, hanno ormai documentato. Vuole ricostruirlo o vuole abbandonarlo? È Berlusconi che volle celebrare all'Aquila quel G8 che, dirottato apposta dalla Maddalena, ha poi aperto il capitolo nero della sporcizia di Stato che faceva capo alla Protezione civile. È Berlusconi che ad ogni piè sospinto gridava: "Non vi abbandonerò mai". Tutti sanno che il governo Berlusconi esordì con le promesse della ripulitura di Napoli e della ricostruzione dell'Aquila. E nessun'altra catastrofe sismica ha provocato tanti carmi e tante elegie, odi e inni sulla ricostruzione e sul suo miracolo, neppure la rinascita di Lisbona che nella storia dell'umanità è stata certamente la più cantata.

Attenzione: noi non neghiamo che il premier seppe spendersi anche sul piano personale. Ma la storia insegna che qualsiasi città terremotata inizialmente è popolata da sciacalli e becchini, da ciarlatani e trascinatori di folle e da speculatori contenti, come quegli imprenditori che, legati alla cricca, inneggiarono alla distruzione dell'Aquila prima ancora dell'ultima scossa. È dopo che la città sventrata diventa un cantiere, sveglia i talenti finanziari e imprenditoriali, crea ad un tempo i ricostruttori e i garanti della memoria storica. Insomma solo dopo il tempo dello sciacallo, che in passato veniva impiccato senza processo, comincia il tempo della responsabilità.

Chiuso nel suo bunker, circondato da legioni di manganellatori, Berlusconi si nega alla responsabilità di decidere cosa fare di quel centro storico. Smascherato "il miracolo della ricostruzione", ora gli italiani sanno che ci sono stati politici che hanno lucrato sul patetico e sull'estetica delle rovine e palazzinari che hanno organizzato, anche bene, il festival del prefabbricato di periferia. Ma può essere lo sciacallaggio il destino dell'Aquila?

(08 luglio 2010)

 

 

 

2010-06-03

IL CASO

L'Aquila, indagine per mancato allarme

Protezione Civile: "E' incomprensibile"

Avvisi di garanzia per la sottovalutazione degli allarmi prima del sisma. Tra gli indagati per omicidio colposo i vertici della Protezione civile, sismologi e tecnici del dipartimento. Bertolaso: "Penalizzato chi si assume responsabilità"

di GIUSEPPE CAPORALE

L'Aquila, indagine per mancato allarme Protezione Civile: "E' incomprensibile"

OMICIDIO colposo per "mancato allarme" alla popolazione in occasione del terremoto che la notte del 6

aprile 2009 colpì L'Aquila e numerosi paesi dell'Abruzzo. Con questa ipotesi di reato la Procura del capoluogo ha emesso sette avvisi di garanzia nei confronti dei vertici della Commissione nazionale per la previsione e la prevenzione dei grandi rischi. I destinatari sono le persone che parteciparono e, secondo il verbale, presero parola all'ultima riunione della commissione, il 31 marzo 2009, pochi giorni prima della scossa fatale. La Protezione Civile parla di "azione incomprensibile dei pm", mentre per il sottosegretario Guido Bertolaso gli inquirenti "vogliono destabilizzare e distruggere la Protezione Civile".

Gli indagati. Sul registro degli indagati sarebbero finiti Franco Barberi (vicepresidente della commissione), Enzo Boschi (direttore dell'Ingv), Giulio Selvaggi (direttore del Centro Nazionale Terremoti), Gian Michele Calvi (presidente della fondazione Eucentre, European Centre for Training and Research in Earthquake Engineering), Claudio Eva (professore di Fisica terrestre e Sismologia a Genova), Bernardino De Bernardinis (vice capo del settore tecnico-operativo della Protezione civile), Mauro Dolce (direttore dell'ufficio Valutazione, prevenzione e mitigazione del rischio sismico della Protezione civile).

L'accusa. Secondo la Procura gli indagati sarebbero responsabili di non aver in qualche modo messo in allarme la popolaziona abruzzese, prevedendo che prima o poi un terremoto devastante avrebbe colpito quelle zone. Durante la riunione, infatti, Boschi aveva detto che era "improbabile che ci sia a breve una scossa come quella del 1703 (magnitudo stimata 6.7; nel 2009 è stata di 6.3, ndr), pur se non si può escludere in maniera assoluta". Anche secondo Barberi non c'era "nessun motivo per cui si possa dire che una sequenza di scosse di bassa magnitudo possa essere considerata precursore di un forte evento".

LEGGI IL DOSSIER CON LE ACCUSE 1

Bertolaso: "Vogliono destabilizzare e distruggere la Protezione Civile". "Chi si assume delle responsabilità, chi mette la faccia dentro i problemi di questo Paese viene immediatamente penalizzato''. All'ennesima inchiesta che chiama in ballo il Dipartimento, il capo della Protezione Civile, Guido Bertolaso, non ci sta e ribadisce il concetto già espresso ieri durante la parata militare del 2 giugno: ''Vogliono destabilizzare e distruggere la Protezione Civile. Facciano pure. Ma - avverte - chi domani si assumerà la responsabilità di decisioni vitali per la popolazione?''

Cialente: "Le mie richieste rimasero inascoltate". Commentando la notizia, il sindaco dell'Aquila Massimo Cialente ha ricordato che in quelle settimane "le mie richieste sulla situazione allarmante dello sciame sismico rimasero inascoltate", mentre per Boschi l'indagine "fa parte del gioco, anche se ne avrei fatto volentieri a meno".

"Incomprensibile l'azione del pm". Più dura la reazione della Protezione civile, che in una nota parla di "incomprensibile attività della magistratura aquilana" e, oltre a ricordare che quel terremoto era impossibile da prevedere, sottolinea come nell'occasione "la situazione dell'Abruzzo veniva monitorata con la dovuta attenzione" e prima della scossa del 6 aprile "il massimo delle attività possibili consentite dalla scienza e dalle tecnologie condivise a livello mondiale era stato messo in campo".

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(03 giugno 2010)

 

 

 

L'UNITA'

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2010-07-20

L'Aquila, il sindaco: "Sono finiti i soldi. Ma Tremonti si fa negare"

"I soldi sono finiti". Lo ripete più volte il sindaco dell'Aquila, Massimo Cialente. Non è un mantra da "appestati", spiega ma "la realtà drammatica" nella quale si trovano gli Enti e le Istituzioni locali abruzzesi impegnati nella gestione e ricostruzione del post terremoto. "La questione non è che finché c'era la Protezione Civile funzionava tutto e ora che ci sono gli Enti locali a gestire i problemi tutto è fermo -sostiene Cialente, intervenendo nella polemica sollevata da un albergatore abruzzese che minacciava di sfrattare i terremotati a causa del mancato pagamento da parte della Regione- la realtà è che i soldi sono finiti".

"In questo momento ci troviamo con 70 milioni di buco con tutti gli albergatori -prosegue Cialente- gli ultimi acconti sono stati pagati ad agosto, settembre e ottobre, ma sempre dalla Regione, soldi sempre gestiti dal presidente Chiodi. Chiaramente, allora, i soldi arrivavano". E poi cosa è successo? "Dal mese di novembre non è arrivata più una lira. Dopo di che -prosegue- ci sono arrivati 122 milioni di euro, con i quali abbiamo dovuto pagare parecchie cose, e per gli alberghi sono rimasti solo 20mln, per cui gli albergatori avanzano in questo momento 70 milioni". Non si tratta solo dell'albergatore che ha chiesto agli sfollati di liberare le stanze del suo hotel, continua Cialente, "tutti gli altri vengono tutti i giorni da me a reclamare, minacciare, vanno da Chiodi. Dobbiamo finire di pagare ancora il 2009 e gennaio 2010, e poi dobbiamo pagare i mesi successivi".

"Il problema è che i soldi dell'emergenza non so dove si trovino -continua Cialente nel suo sfogo- proprio questa mattina parlavo con il ministero e sembra che da qualche parte i soldi ci siano, che sia rimasto qualcosa alla Protezione Civile, ma la Protezione Civile dice di non averli".

"La situazione è drammatica e nessuno sembra volerlo capire", lamenta ancora il sindaco dell'Aquila. Come se ne esce? "L'unica è che Tremonti accetti di incontrarsi con me e con Chiodi, almeno vorremmo spiegare. Io ormai Tremonti lo chiamo due volte a settimana, ma non ho mai avuto il piacere di poterci parlare. Sembriamo un pò degli appestati, non so, la situazione è tragica".

Una situazione, sostiene Cialente, che rischia di avere conseguenze drammatiche anche sul tessuto economico della regione: "Oggi ho incontrato un imprenditore, fortunatamente abbastanza grande, che ha realizzato le case per conto della Protezione Civile e avanza ancora milioni e milioni. Mi diceva che con lo scoperto in banca, lui può tirare avanti fino alla fine di agosto. Chi sta fallendo sono le piccole imprese, che stanno alla canna del gas, in questo momento stanno subendo i pignoramenti, perchè sono legate soprattutto al contributo diretto e i soldi non ci sono".

20 luglio 2010

 

 

 

Abruzzo, terremotati fuori dagli hotel. Gli albergatori: la Regione non paga

Gli albergatori della zona di Teramo, in Abruzzo, non sarebbero più in grado di ospitare i terremotati aquilani perchè la Regione non pagherebbe le spese per l'accoglienza. Centinaia di sfollati rischiano così di dover lasciare entro pochi giorni le strutture provvisorie sulla costa adriatica. La vicenda è raccontata oggi dal quotidiano il Centro.

"Siamo allo stremo delle forze", si lamenta il titolare di un hotel di Alba Adriatica che parla a nome di tutti i suoi colleghi che dal 6 aprile del 2009 hanno messo a disposizione le loro strutture per le vittime del terremoto. "Fino a quando c'è stata la Protezione civile a gestire l'emergenza abbiamo ricevuto pagamenti posticipati, ma con regolarità". Dal 1º gennaio la competenza dei rimborsi è passata alla Regione e i bonifici bancari inviati sono diventati rarissimi. "Ne abbiamo ricevuti un paio, mentre prima ne arrivava circa uno al mese - spiega ancora l'albergatore - a queste condizioni non posso più ospitare nessuno. Rischio il fallimento". Quello dell'albergatore di Alba Adriatica non è un caso isolato. "Tutti i proprietari di strutture ricettive della costa si trovano nelle nostre stesse condizioni - tiene a precisare al Centro - e non hanno altra scelta possibilità che cacciare gli aquilani per recuperare qualche soldo con i turisti".

20 luglio 2010

 

 

 

 

 

2010-07-08

Cialente: "Aquilano picchiati senza ragione. Il percorso era concordato"

di Jolanda Bufalinitutti gli articoli dell'autore

È la fine di una giornata campale: in testa al corteo, le botte, i posti blocco. Poi l’incontro con il presidente del Senato e quello con i capigruppo di maggioranza e opposizione. Intanto c’è stato l’impegno in piazza del segretario del Pd Bersani: "Per noi L’Aquila è la priorità". Il sindaco de L’Aquila Massimo Cialente sdrammatizza, prendendo in giro l’onorevole Giovanni Lolli, che si è preso una manganellata mentre il corteo era bloccato sotto palazzo Grazioli , e prende in giro anche se stesso: "Mia moglie al telefono ha detto che me ne hanno date poche". Intanto però aspetta notizie. La capogruppo del Pd Anna Finocchiaro, ieri mattina, ha richiesto un incontro sulla vicenda delle tasse che i terremotati dovrebbero, ricominciare a pagare in toto dal 1° gennaio. "Berlusconi dovrebbe parlarne con Tremonti ma Tremonti non si trova". Dal vertice Pdl a palazzo Grazioli, mentre da sotto arrivava il rumore della protesta, la risposta è stata "valuteremo". A sera, in extremis, palazzo Chigi annuncia che le tasse saranno diluite in dieci anni.

Sindaco, si è fatto male? Oggi si è trovato anche di fronte ai manganelli.

"No, io sono un po’ acciaccato ma niente di grave, mi dispiace per i ragazzi che si sono presi le manganellate. Eravamo in testa al corteo davanti al posto di blocco. Per mediare, calmare gli animi. Poi c’è stata una carica e le manganellate. Mi dispiace anche per Giovanni Lolli (deputato aquilano del Pd, ndr) che sotto a palazzo Grazioli si è preso una manganellata sulla spalla. Non mi sarei mai aspettato una cosa del genere".

Siete arrivati in cinquemila con i pullman

"È il popolo aquilano, gente di tutte le età, c’erano tutti, dagli industriali al sindacato di polizia, professori di scuola e presidi di facoltà, professionisti , istituzioni e sindaci dei paesi colpiti dal sisma, tanti ragazzi , donne e anziani".

Però c’erano i posti di blocco e ci sono state le manganellate.

"Io avevo scritto e ho le carte: il percorso da piazza Venezia a Montecitorio passando da piazza di Pietra. Ho i documenti e avevo specificato che ci sarebbero statti vecchi e famiglie, tanto che avevo chiesto ad Alemanno, che lo ha concesso, di far fermare i pullman il più vicino possibile, a piazza Santi Apostoli. Se Marroni le vuole, glie le faccio vedere".

E invece?

"Invece ci hanno menato. Il presidente del consiglio aveva detto che non avrebbe mandato a L’Aquila più nessuno della Protezione civile perché qualche mente fragile avrebbe potuto usare la violenza. Ora sono io che mi trovo a dire agli aquilani di fare attenzione, che a Roma c’è qualche mente fragile che picchia i terremotati".

Come è andato l’incontro con il presidente del Senato, Schifani?

"Mi è sembrato colpito quando gli abbiamo spiegato di questa spada di Damocle che ci pende sulla testa: con il pagamento del 100 per cento di tasse, tributi e arretrati un operaio con una busta paga di mille euro si trova a pagare 240 euro al mese".

Cosa avete ottenuto?

"C’è la proposta di Anna Finocchiaro, di diluire in 10 anni , anziché nei 60 mesi attuali, il 40 per cento del dovuto".

I Tg usano il condizionale ma sembra che la proposta sia stata accolta.

"Ah, bene. Se la proposta passasse non sarebbe la soluzione a tutti i problemi enormi che abbiamo di fronte per la ricostruzione ma sarebbe una boccata di ossigeno. Una cosa grazie alla quale la notte puoi prendere sonno. Se passa quella proposta, almeno vuol dire che le botte che abbiamo preso sono servite a qualcosa".

È una soluzione analoga a quella dell’Umbria, con il 60 per cento di sconto sulle tasse?

"L’Umbria ha iniziato a pagare 12 anni dopo, noi un anno e otto mesi dopo. Ma è meglio di niente. Alessandria, dopo l’alluvione ha avuto il 90 per cento di sconto e anche Foggia, alcuni mesi fa, noi non stiamo certo chiedendo dei privilegi. Il mio calcolo è che sia necessario trovare una copertura di 180 milioni di euro".

08 luglio 2010

 

 

E i giornalisti scoprirono le macerie dell’Aquila

di Giovanni Maria Bellututti gli articoli dell'autore

Noi de l’Unità già conoscevamo quell’emozione per averla provata all’inizio di aprile quando venimmo qua, all’Aquila, con la nostra redazione-mobile, in occasione del primo anniversario del terremoto. Ieri l’hanno provata tanti altri colleghi che hanno visto per la prima volta la "zona rossa" e le sue macerie. Un’emozione rara per un giornalista: la sorpresa. Ancor più rara, e ancor più strana, se si considera che il terremoto dell’Aquila ha avuto, specie nei primi mesi, una copertura mediatica straordinaria: migliaia di articoli, centinaia di ore di televisione. Con una tale mole di informazioni chiunque, e a maggior ragione un professionista dell’informazione, avrebbe dovuto avere un’idea molto precisa dello "stato dei luoghi". E dunque, nel visitarli, non avrebbe dovuto sorprendersi.

Magari restarne colpito, sì, perché vedere è un’altra cosa. Ma non sorprendersi. A meno di non scoprire una realtà nuova e, per alcuni suoi aspetti essenziali, sconosciuta. Il sindaco Massimo Cialente stava per avviare il tour dei giornalisti tra la macerie, quando le agenzie di stampa hanno diffuso il testo di una lettera di Guido Bertolaso il quale suggeriva ai giornalisti di non limitarsi a guardare le macerie e li esortava a soffermarsi anche sulle grandi cose che sono state già fatte. In definitiva, chiedeva ai giornalisti di fare quanto il principale telegiornale pubblico e il principale telegiornale privato (non a caso le loro telecamere ieri erano assenti) hanno fatto in questi quattordici mesi: nascondere la realtà e assecondare l’uso propagandistico del terremoto. Chissà se il sottosegretario alla protezione civile, mentre scriveva quell’incredibile appello alla stampa, era consapevole di rendere una pubblica confessione. O se invece, obnubilato egli stesso dalla disinformazione televisiva, davvero crede che le cosiddette "grandi cose" realizzate coi fiumi di denaro della gestione emergenziale possano nascondere il dramma degli aquilani: decine di migliaia di persone che cominciano seriamente a temere che la loro città sia entrata in un coma irreversibile. Destinata, come ha detto Cialente, a diventare una moderna Pompei. L’impresa della ricostruzione dell’Aquila è enorme. I costi, già altissimi, possono apparire inarrivabili in una fase di così grave crisi economica. Ma a tutto questo si aggiunge il peso dell’uso irresponsabile del terremoto.

Col presidente del Consiglio che, un anno fa, nel pieno dello scandalo delle escort, tentava di rifarsi una faccia e una credibilità guidando tra le macerie i grandi della terra. E con le sue televisioni, pubbliche e private, che oggi - smantellato il palcoscenico - nascondono la realtà e accreditano, nell’opinione pubblica nazionale l’idea che gli aquilani siano degli incontentabili e lamentosi rompiscatole. Ci vuole molta pazienza e molta saggezza per sopportare tutto questo. E anche per sopportare un governo che (altro passaggio della missiva di Bertolaso) candidamente dice che sono state le comunità locali e chiedere di avere la gestione della "ricostruzione pesante" (che poi è, semplicemente, la ricostruzione). In parole povere: l’emergenza - con adeguate risorse economiche - è stata gestita dal governo sotto i riflettori. La ricostruzione - senza risorse - spetta al comune. E i riflettori o devono restare spenti o, nel caso in cui proprio sia necessario accenderli, vanno puntati sulle "grandi cose" realizzate dal governo. Fino al punto - è quanto è successo ieri - di costringere un sindaco a improvvisarsi cicerone tra le macerie della sua città per tentare di ristabilire, almeno parzialmente, la realtà dei fatti. Ma Bertolaso sa cosa è la vergogna?

23 giugno 2010

2010-06-03

Terremoto a L'Aquila: "Ci fu mancato allarme" Indagati Protezione civile e sismologi Ingv

di Claudia Fusanitutti gli articoli dell'autore

L’iscrizione al registro degli indagati è di qualche giorno fa. L’Unità aveva anticipato tutto già il 3 aprile scorso: i vertici della Protezione civile e i membri del Commissione Grandi Rischi presieduta da Barberi e Boschi che si riunirono a L’Aquila il 31 marzo 2009 per valutare il grave sciame sismico che da tre mesi toglieva il sonno agli aquilani sono indagati per omicidio colposo. "Ci fu mancato allarme" ipotizzano il procuratore Rossini e il sostituto Picuti che adesso hanno notificato gli avvisi di garanzia, in tutto nove. "In quella riunione - è la conclusione dei magistrati che hanno sentito e poi acquisito le risultanze di alcuni studi di autorevoli sismologi e ingegneri sismici – poteva essere dato un allarme che almeno lasciasse la libertà ai cittadini di decidere cosa fare". Se evacuare oppure semplicemente dormire fuori casa in quelle lunghe notte dei primi di aprile 2009 in cui la terra a L’Aquila tremava in continuazione.

Il procuratore Rossini confermò l’indagine così come l’aveva anticipata L’Unità nei primi giorni di aprile scorso rinviando di un paio di settimane l’iscrizione al registro. Che adesso è puntualmente avvenuta. La procura aveva aperto il fascicolo sul mancato allarme poco dopo il sisma che ha ucciso 107 persone accanto a quelli per i crolli. Ha sempre colpito come dopo tre mesi di scosse che erano diventate molto intense nella settimana tra il 30 marzo e la sera del 5 aprile 2009, nonostante il sindaco Cialente il 2 aprile avesse dichiarato e chiesto lo stato di emergenza, nessuno si fosse preoccupato di avvertire la popolazione che c’era un rischio. Anzi, arrivavano, sia dai tecnici che dai politici, indicazioni opposte. Anche per questo quella notte all’Aquila erano in servizio solo 15 vigili del fuoco per il centro città e 63 frazioni. Nel fascicolo della procura anche la denuncia dell’avvocato Valentini per cui "se è vero che un terremoto non può essere previsto, ugualmente non può essere vero il contrario. E allora perchè la cittadinanza non è stata informata?". Agli atti anche lo studio degli ingegneri sismici Giuseppe Guandori e Elisa Guagenti sulla probabilità di prevedere una forte scossa in un determinato territorio. E all’Aquila una forte scossa era assai prevedibile.

03 giugno 2010

il SOLE 24 ORE

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2010-07-20

"La Regione non paga": gli albergatori del teramano minacciano di cacciare gli sfollati del terremoto

di Stefano NatoliCronologia articolo20 luglio 2010

Questo articolo è stato pubblicato il 20 luglio 2010 alle ore 16:45.

Gli albergatori della zona di Teramo, in Abruzzo, non sarebbero più in grado di ospitare i terremotati aquilani perchè la Regione non pagherebbe le spese per l'accoglienza. Centinaia di sfollati rischiano così di dover lasciare entro pochi giorni le strutture provvisorie sulla costa adriatica. La vicenda è stata raccontata ieri dal quotidiano di Pescara "il Centro" che ha raccolto le lamentele del titolare di un hotel di Alba Adriatica.

"Fino a quando c'è stata la Protezione civile a gestire l'emergenza abbiamo ricevuto pagamenti posticipati, ma con regolarità", afferma l'albergatore dicendo di parlare a nome di tutti i suoi colleghi che dal 6 aprile del 2009 hanno messo a disposizione le loro strutture per le vittime del terremoto. "Dal 1º gennaio, però, la competenza dei rimborsi è passata alla Regione e i bonifici bancari inviati sono diventati rarissimi. Ne abbiamo ricevuti un paio, mentre prima ne arrivava circa uno al mese: a queste condizioni non posso più ospitare nessuno, pena il fallimento". L'operatore dice di aver accumulato debiti per 500 mila euro e per questo motivo avrebbe chiesto ai terremotati di liberare le camere entro la fine della settimana. Un caso isolato? Sembrerebbe di no: "Tutti i proprietari di strutture ricettive della costa si trovano nelle nostre stesse condizioni – precisa l'albergatore - e non hanno altra possibilità che cacciare gli aquilani per recuperare qualche soldo con i turisti".

A confermare la "realtà drammatica" nella quale si trovano gli Enti e le Istituzioni locali abruzzesi impegnati nella gestione e ricostruzione del post terremoto è il sindaco dell'Aquila, Massimo Cialente: "Da un mese e mezzo segnalo il problema. La scorsa settimana ho pregato in ginocchio un albergatore aquilano di non sfrattare gli sfollati; del resto se i pagamenti non arrivano, queste imprese rischiano il lastrico ". La realtà, secondo il primo cittadino del capoluogo abruzzese, è che "i soldi sono finiti e che in questo momento ci troviamo con 70 milioni di buco con tutti gli albergatori".

Per trovare una soluzione a un problema che rischia di sfuggire di mano, il presidente della Regione Abruzzo, Gianni Chiodi, ha chiesto per venerdì un incontro al ministro Tremonti. Lo ha annunciato lo stesso Chiodi a margine della riunione con i sindaci dei Comuni del cratere, nel corso della quale è stata raggiunta l'intesa per la perimetrazione dei centri storici dei Comuni interessati al sisma. Durante l'incontro è stato fatto il punto della situazione sui fondi utilizzabili: disponibili in cassa, perché accreditati sulla contabilità speciale della struttura tecnica di missione specifica per la ricostruzione, ci sarebbero 170 milioni di euro. Il vero problema secondo il governatore è però quello di "snellire al massimo le procedure burocratiche per aumentare la capacità di spesa dei fondi disponibili in cassa, cioè dei due miliardi di euro della Cassa Depositi e Prestiti ancora utilizzati solo marginalmente: 370 i milioni impegnati e solo circa 27 i milioni spesi". Severo sull'intera vicenda è il senatore del partito democratico Luigi Lusi che - annunciando un'interrogazione parlamentare alla Presidenza del Consiglio - dice che "se la vicenda denunciata dagli organi di informazione rispondesse a verità, il governo dovrebbe dimettersi di fronte all'ennesimo, inaccettabile schiaffo all'Aquila e all'Abruzzo".

 

 

 

2010-06-03

Commissione Grandi rischi indagata per mancato avviso prima del terremoto a L'Aquila

Cronologia articolo3 GIUGNO 2010

Questo articolo è stato pubblicato il 03 giugno 2010 alle ore 16:27.

Omicidio colposo. Questa l'accusa formulata dalla procura dell'Aquila ai membri della Commissione Grandi rischi che il 31 marzo scorso, 6 giorni prima del terremoto che sconvolse L'Aquila, parteciparono alla riunione che si tenne nel capoluogo abruzzese.

Tra gli indagati, sette persone in tutto, ci sono i vertici della Commissione grandi rischi e il vice capo del Dipartimento della Protezione civile, nell'ambito dell'inchiesta sulla mancata evacuazione della città prima del terremoto del 6 aprile 2009.

"I responsabili - ha commentato il procuratore della Repubblica dell'Aquila, Alfredo

Rossini - sono persone molto qualificate che avrebbero dovuto dare risposte diverse ai cittadini. Non si tratta di un mancato allarme, l'allarme era già venuto dalle scosse di terremoto. Si tratta del mancato avviso che bisognava andarsene dalle case".

L'avviso di chiusura indagini, condotte dalla squadra mobile dell'Aquila che ha inviato nei mesi scorsi un dossier alla procura in cui, tra l'altro, si parlava di "negligenze fatali", sarebbe in corso di notifica, secondo quanto si apprende, al professor Franco Barberi, presidente vicario della Commissione, al professor Enzo Boschi, presidente dell'Ingv, al vice capo del settore tecnico-operativo della Protezione Civile Bernardo De Bernardinis, al direttore del Centro nazionale terremoti Giulio Selvaggi, al direttore della fondazione "Eucentre" Gian Michele Calvi, all'ordinario di fisica terrestre dell'Università di Genova Claudio Eva, al direttore dell'ufficio rischio sismico del Dipartimento della Protezione Civile Mauro Dolce.

In serata la replica della Protezione civile. "Davvero non si comprende quale sia l'obiettivo della magistratura aquilana" nell'ambito dell'inchiesta che ha portato alla notifica della chiusura indagini per i membri della Commissione grandi rischi che il 31 marzo dell'anno scorso si riunirono a L'Aquila. Secondo il Dipartimento di cui è responsabile Guido Bertolaso "non può infatti che auspicarsi che l'operato della magistratura inquirente non sia diretto, come invece afferma il procuratore capo, ad un risultato conforme a ciò che la gente si aspetta". E questo perchè così facendo "si arriverebbe all'assurdo che la giustizia non persegue l'applicazione delle norme ma gli umori e i desideri di una parte della popolazione, seppur colpita da lutti e sofferenze enormi".

 

 

 

 

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